
Il cloud computing, per quanto il nome possa sembrare “etereo”, è sempre stato una questione molto terrestre, ed è proprio questa la parte più interessante della notizia che stiamo per raccontare: finalmente si parla di Cloud applicato ad un contesto affine, ossia quello dello spazio!
Questa primavera Red Hat e Axiom Space (fan di Wall-E fatevi avanti!) porteranno in orbita sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) un vero e proprio data center spaziale in miniatura, il Data Center Unit-1 (AxDCU-1), il primo passo concreto verso l’elaborazione dati off-planet.
Questo data center spaziale, grande come una scatola di scarpe, viene mostrato nell’annuncio apparso sul sito di Axiom Space:

La verità è che il prototipo AxDCU-1 non è affatto una “scatola di scarpe glorificata” (come ironizza The Register), ma contiene una tecnologia all’avanguardia basata su Red Hat Device Edge, una soluzione ottimizzata per l’edge che combina Red Hat Enterprise Linux, la piattaforma di automazione Red Hat Ansible e MicroShift, una versione leggera di Kubernetes derivata da OpenShift.
L’obiettivo? Testare applicazioni di cloud computing, intelligenza artificiale (AI/ML), cybersecurity spaziale e data fusion direttamente in orbita, riducendo la necessità di trasmettere continuamente dati sulla Terra.
E pensandoci, quale ambiente potrebbe essere migliore dello spazio per l’edge computing? La connessione con la Terra è lenta, intermittente e costosa, quindi poter elaborare i dati direttamente in orbita significa ridurre la latenza e aumentare l’efficienza. Tony James, Chief Architect di Science and Space per Red Hat, ha sottolineato che “l’elaborazione dei dati off-planet è la nuova frontiera, e l’edge computing ne è una componente cruciale“.
In pratica, significa poter prendere decisioni in tempo reale senza dover attendere il trasferimento dei dati verso un data center terrestre. Questo non solo migliora la sicurezza delle missioni spaziali, ma apre la strada a una gestione più autonoma di satelliti, esperimenti scientifici e operazioni spaziali.
L’AxDCU-1 sarà operativo sulla ISS per almeno 2 anni e potrà essere controllato sia da Terra che direttamente dallo spazio, garantendo un’autonomia senza precedenti. Axiom Space punta a sviluppare un vero e proprio Orbital Data Center (ODC), in grado di elaborare e archiviare dati direttamente nello spazio, riducendo la dipendenza dai data center terrestri.
Le applicazioni possibili sono numerose: dall’elaborazione in tempo reale delle immagini dei satelliti per l’osservazione terrestre, all’immancabile addestramento di modelli AI/ML in orbita, passando per il rilevamento delle intrusioni informatiche (nello spazio, perché i cracker si nascondono ovunque) e persino il backup e il disaster recovery off-planet per infrastrutture critiche sulla Terra.
Red Hat non è nuova a progetti spaziali: in passato, anche HPE ha inviato supercomputer sulla ISS basati su Red Hat Enterprise Linux, mentre l’Agenzia Spaziale Europea ha utilizzato Raspberry Pi per progetti educativi a bordo della Stazione Spaziale. Ma l’idea di Axiom Space di creare un’infrastruttura cloud orbitale segna un vero e proprio cambio di paradigma.
Se finora lo spazio era un ambiente dove i dati venivano solo raccolti e poi inviati a Terra per l’elaborazione, ora ci avviciniamo a un’era in cui l’analisi avviene direttamente in orbita. Questo significa più efficienza, più sicurezza e nuove opportunità per l’industria spaziale.
Chissà, magari tra qualche anno parleremo di “cloud ibrido” non solo tra on-premise e cloud provider, ma anche tra Terra e spazio.
E cosa dire poi, ora che HashiCorp è parte di IBM (i cui prodotti stanno già diventando parte integrante del sistema OpenShift): la parola “Terraform”, nello spazio, farà tutto un altro effetto!
Raoul Scarazzini
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.
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