L’aria del mare fa bene alla salute, si sa, ma ci credereste se vi dicessimo che fa bene anche all’open-source? Difficilmente dimostrabile nella pratica, ma con l’inizio di quest’anno l’Open Source Observatory (OSOR), le cui indagini e pubblicazioni seguiamo sempre con attenzione, ha raccontato di 2 isole che hanno preso davvero seriamente le potenzialità del software open-source per la gestione della cosa pubblica.
Si parte con Cipro, che ha pubblicato un report di come l’open-source si è evoluto nel settore pubblico che fa seguito ad un precedente nel 2020 (erano già avanti). Questo report aggiornato delinea l’evoluzione nell’uso dell’OSS da parte del settore pubblico cipriota, riflettendo gli sforzi in corso del paese per digitalizzare i suoi servizi pubblici e allinearsi con i principi di apertura dell’UE, in particolare in termini di accesso alle informazioni.
Se il tema vi richiama alla mente il mantra “Public Money? Public Code!” allora siete in linea!
Il rapporto identifica il Vice Ministero della ricerca, l’innovazione e la politica digitale (DMRID), le tre università pubbliche del paese e una comunità attiva di Promotori Open Source che incoraggiano l’adozione di pratiche scientifiche aperte, tra cui la distribuzione di software open-source e il monitoraggio della sua adozione.
Il bello è che tutti questi progressi sono tracciati con cura nei dettagli e quindi non sono parole, ma fatti, vedere per credere:
Che dire poi di Trinidad e Tobago? Sono queste 2 isole le prime fra tutte quelle dei Caraibi ad aver istituito un Open Source Program Office. Come spiega l’articolo, le isole sono state scelte come stati pilota per l’attuazione del Open Source Ecosystem Enabler (OSEE), una iniziativa finanziata dall’unione europea e ospitata dalla più grande Università di Trinidad e Tobago, il West Indies St. Augustine Campus (UWI-STA).
Il suo obiettivo è quello, citando letteralmente l’articolo, di “migliorare le capacità del Ministero della trasformazione digitale. Le funzionalità del nuovo OSPO copriranno diverse aree: dal facilitare l’accesso alle soluzioni open-source e dalla fornitura di risorse e formazione, alla condivisione delle indicazioni di esperti sulle licenze del software, alla conformità e alla promozione delle migliori pratiche per favorire gli ecosistemi digitali cooperativi”.
Quindi un futuro in cui le amministrazioni pubbliche sono basate sull’open-source non solo è possibile, ma in questi paesi è già realtà.
Sarà la salsedine, eppure noi come penisola siamo ancora lontani da decisioni simili…
Raoul Scarazzini
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.
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