Elasticsearch è un motore di ricerca e analisi distribuito basato su Apache Lucene che è una libreria software open-source per la ricerca e l’indicizzazione, scritta in Java e supportata dalla Apache Software Foundation, ampiamente utilizzata come base per applicazioni di ricerca in produzione e ha molte estensioni e progetti correlati, come Apache Solr ed Elasticsearch.
Con un sorprendente messaggio che è partito dal blog ufficiale ed è rimbalzato sui vari canali social (Linkedin in primis) Elastic ha annunciato il ritorno alla modalità open-source del codice di Elasticsearch, il principale software sviluppato dall’azienda.
È un nuovo e importante capitolo per tutte le questioni legate ai cambi di licenza dei software open-source, di cui in un certo senso la mossa di Elastic aveva fatto da apripista.
Ricorderete come, nel 2021, Elastic aveva cambiato la licenza di Elasticsearch da open-source a una licenza chiusa (Server Side Public License, SSPL) principalmente per impedire a grandi aziende cloud, in primis Amazon Web Services (AWS), di offrire Elasticsearch come servizio senza contribuire al progetto.
Elastic aveva motivato la scelta per proteggere il proprio modello di business e garantire che le aziende che utilizzavano commercialmente il software contribuissero in modo equo.
Dicevamo che la mossa aveva fatto da apripista a scelte simili, l’ultima delle quali quella di Redis, ne avevamo raccontato nell’articolo dal titolo “Dopo ElasticSearch, MongoDB e Hashicorp, anche Redis cambia licenza, dall’open-source BSD, ad una doppia licenza… molto poco open!†pubblicato a marzo, ed avevamo analizzato i risvolti di queste scelte (oltre alle responsabilità della Linux Foundation) nel Saturday’s Talks intitolato Saturday’s Talks: se la Linux Foundation continuerà con i fork non risolverà mai il problema delle licenze open-source che diventano closed.
La nuova notizia spariglia le carte, poiché resetta in qualche modo una situazione che sembrava pensata per essere definitiva, ed i toni del post ufficiale ne sottolineano l’importanza:
[D.N.A.] Elasticsearch and Kibana can be called Open Source again. It is hard to express how happy this statement makes me. Literally jumping up and down with excitement here. All of us at Elastic are. Open source is in my DNA. It is in Elastic DNA. Being able to call Elasticsearch Open Source again is pure joy.
[D.N.A.] Elasticsearch e Kibana possono essere di nuovo definiti Open Source. È difficile esprimere quanto mi renda felice questa affermazione. Sto letteralmente saltando su e giù per l’eccitazione. Tutti noi di Elastic lo siamo. L’open source è nel mio DNA. È nel DNA di Elastic. Poter chiamare Elasticsearch di nuovo Open Source è pura gioia.
E ancora:
[LOVE.]Â The tl;dr is that we will be adding AGPL as another license option next to ELv2 and SSPL in the coming weeks. We never stopped believing and behaving like an open source community after we changed the license. But being able to use the term Open Source, by using AGPL, an OSI approved license, removes any questions, or fud, people might have.
[AMORE.] In breve, aggiungeremo AGPL come un’altra opzione di licenza accanto a ELv2 e SSPL nelle prossime settimane. Non abbiamo mai smesso di credere e comportarci come una comunità open source dopo aver cambiato la licenza. Ma essere in grado di usare il termine Open Source, usando AGPL, una licenza approvata da OSI, rimuove qualsiasi domanda o errore che le persone potrebbero avere.
Sono le affermazioni con cui Shay Bannon, Founder e CTO di Elastic, apre l’articolo.
E se queste sembrano principalmente questioni sentimentali, che comunque hanno una loro importanza, a rendere importante la notizia è cosa ha portato al ritorno verso l’open-source, e cioè alla pace fatta in maniera definitiva con AWS:
The good news is that while it was painful, it worked. 3 years later, Amazon is fully invested in their fork, the market confusion has been (mostly) resolved, and our partnership with AWS is stronger than ever. We were even named AWS partner of the year. I had always hoped that enough time would pass that we could feel safe to get back to being an Open Source project – and it finally has.
La buona notizia è che, nonostante sia stato doloroso, ha funzionato. 3 anni dopo, Amazon ha investito completamente nel suo fork, la confusione del mercato è stata (per lo più) risolta e la nostra partnership con AWS è più forte che mai. Siamo stati persino nominati partner AWS dell’anno. Ho sempre sperato che sarebbe passato abbastanza tempo da poterci sentire al sicuro per tornare a essere un progetto Open Source, e finalmente è successo.
Quindi in buona sostanza tutto rimane come è ora: AWS continuerà con il suo fork, che ora vive di una vita propria e tutela Elastic dal vedere i ricavi derivanti dal proprio lavoro riversati gratuitamente nelle casse di Amazon.
Di fatto, leggendo tra le righe si può affermare come ora i 2 prodotti siano diversi ed in questo senso Elastic non ha dubbi sul fatto che i clienti sapranno riconoscere la tecnologia migliore.
A noi osservatori, questa sorprendente notizia insegna invece che i cambi di licenza non sono definitivi, nemmeno quando sono fatti da una licenza open-source ad una licenza closed.
Chissà che l’onda lunga di questa scelta non si rifletta anche sugli altri player che hanno fatto scelte simili.
La speranza è l’ultima a morire.
Raoul Scarazzini
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità , HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.
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