La Linux Foundation ha annunciato l’ingresso della Open Model Initiative all’interno della famiglia dei progetti ufficiali che sponsorizza, con l’obiettivo di promuovere l’adozione di modelli AI che siano aperti e rispettino i principi dell’open-source.
Open Model Initiative è un progetto che nasce da 3 aziende coinvolte nel business dell’intelligenza artificiale generativa. La prima è Invoke, che ha promosso con un esteso comunicato OMI e si definisce “la piattaforma di intelligenza artificiale generativa per studi professionali“, la seconda è Civitai, che si definisce “la casa dell’intelligenza artificiale generativa open source†e la terza è ComfyOrg, che sviluppa ComfyUI, strumento per la generazione di immagini mediante AI, rigorosamente basate su modelli AI open-source.
Come racconta FOSS Force, ad unire queste entità è la comune esigenza di garantire a tutti l’accesso a modelli open-source liberi e competitivi, soprattutto a loro stessi, poiché il loro business si basa sull’AI (e non c’è nulla di male in questo).
Ma quali sono i requisiti per un modello AI affinché venga giudicato “open-source�
La discussione come racconta l’articolo è in atto da lungo tempo, ed esiste all’interno di opensource.org una pagina dedicata proprio a questa discussione, dove si cerca di dare risposte a domande come “Perché l’intelligenza artificiale necessita di essere open-source?†oppure “Perché è necessaria una nuova definizione di open-source dedicata all’AI?“.
Domande e dubbi legittimi, frutto del momento storico in cui stiamo vivendo dove tutti parlano di AI, ma nessuno poi la usa nello specifico, né sa quali siano le implicazioni legate ad essa ed ai modelli che la governano. Come dimenticare infatti il vecchio adagio del “se non stai pagando vuol dire che il prodotto sei tu“?.
In questo contesto, gli obiettivi di OMI e della Linux Foundation sono molteplici, espressi a chiare lettere nell’annuncio:
Stabilire un framework di governance e gruppi di lavoro per lo sviluppo collaborativo della community.
Condurre un sondaggio per raccogliere feedback sulla futura ricerca e formazione sui modelli dalla comunità open source (i sondaggi sono sempre un bene, ricordate di compilare quello della OSOR).
Creare standard condivisi per migliorare l’interoperabilità dei modelli e le pratiche sui metadati.
Sviluppare un set di dati trasparente per la formazione ed il captioning.
Completare un modello di test alfa affinché un red team possa metterlo alla prova.
Rilasciare una versione alfa del modello con script di messa a punto alla comunità entro la fine dell’anno.
Insomma un piano chiaro e preciso che dovrebbe portare per l’inizio del 2025 un vero modello open-source disponibile a tutti.
Comfy, una delle 3 aziende fondatrici di OMI, nella prima pagina del proprio sito indica con chiarezza come i modelli AI open-source vinceranno nel lungo termine contro i modelli chiusi, ma per far si che questi si diffondano bisogna promuovere quella che viene definita una democratizzazione dell’AI.
Staremo a vedere quanto OMI sarà in grado di concretizzare, forti del supporto della Linux Foundation, quindi prima di tutto… In bocca al lupo al progetto!
Raoul Scarazzini
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità , HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.
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