Quando ad aprile avevamo riportato la notizia del notevole interesse dimostrato da IBM nei confronti di HashiCorp, presto tramutatosi di fatto in una dichiarazione di intenti da 6,4 miliardi di dollari, avevamo cercato di tirare le somme per capire cosa ne sarebbe stato tanto dell’azienda acquisita quanto, soprattutto, dei software su cui il suo business è basato, in particolare Terraform.
Il punto di partenza di tutti i ragionamenti è stato chiaramente l’aspetto della licenza del software principe del mercato Infrastructure as Code. Come ricorderete, sulla scia dei vari Redis, Mongo ed Elastic, la scorsa estate HashiCorp aveva annunciato il cambio di licenza di Terraform dalla open-source MPL alla disprezzata BSL e la motivazione postuma a questa mossa è stata appunto l’acquisizione da parte di IBM.
E da lì, il proseguo dei ragionamenti: e adesso? A fare un’analisi ci pensa sempre DevOps.com che nell’articolo To Monetize HashiCorp, IBM Must Perform an Unprecedented Balancing Act spiega quali potranno (o dovranno) essere le mosse di Big Blue per monetizzare dopo questa nuova acquisizione.
Il problema, come sempre, sono i numeri: le difficoltà finanziarie di HashiCorp sono evidenti dalla pubblicazione dei risultati finanziari dell’anno fiscale 2023, che hanno rivelato una perdita di 274 milioni di dollari su un fatturato totale di 583,1. Quindi nella sostanza le potenzialità ci sono, ma al momento sono molto poco sfruttate.
Dove e come quindi monetizzare? Dicevamo della licenza. Ci sono due potenziali strade: da un lato la chiusura totale del prodotto (parlando solo di Terraform, o dei prodotti, considerato tutti gli altri) e dall’altro il suo ritorno ad una natura totalmente open-source.
La chiusura potrebbe essere decisa portando Terraform, la cui fortuna è sempre stata quella di essere multi piattaforma, ad essere una tecnologia verticale per IBM Cloud, provando ad innescare un circolo virtuoso di promozione che dovrebbe portare ad una crescita incrociata dei due attiri. Certo che analizzando la fetta di mercato di IBM Cloud, che viene indicata al 1,8%, ossia una miseria, viene difficile pensare di “bruciare†una tecnologia promettente come quella di Terraform per quello che a tutti gli effetti pare un azzardo.
Dall’altro lato la nuova apertura potrebbe portare al modello Red Hat, di fatto il software tornerebbe ad essere open-source, e diventerebbe l’upstream del prodotto di classe enterprise magari incluso di Red Hat Enterprise Linux. Lo definiamo modello Red Hat perché sarebbe la stessa identica cosa avvenuta con Ansible e con decine di altri software simili.
A quel punto poi si presenterà la questione OpenTOFU: sarà battaglia? Sarà una nuova, clamorosa, riunione dei sorgenti?
Insomma, non essendosi ancora concretizzata l’acquisizione quanto espresso qui sopra e nell’articolo del link rimangono una serie di speculazioni, ma non sono molte le alternative che IBM potrà valutare, pertanto voi su quale scommettereste?
Raoul Scarazzini
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità , HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.
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