Qualche giorno fa raccontavamo la non bellissima notizia della petizione indetta dal progetto KDE per non perdere i finanziamenti da parte dell’Unione Europea destinati ai propri software, segnalando come non fosse un bel segnale in generale per l’open-source, anche se al contempo l’articolo conteneva elogi da parte dell’Open Source Observatory/OSOR) per l’impegno verso il software aperto.
Torniamo sul tema grazie all’analisi pubblicata da ZDNet a proposito del governo federale svizzero, il quale ha recentemente deciso di adottare una politica che richiede che tutti i software sviluppati per il governo siano rilasciati in modalità open-source. Questa mossa rivoluzionaria, supportata dall’EMBAG (Electronic Media and Broadcasting Advisory Group), promette di trasformare radicalmente il panorama digitale del paese.
La nuova legge richiede a tutti gli enti pubblici di divulgare il codice sorgente del software sviluppato da o per loro, a meno che diritti di terze parti o problemi di sicurezza non lo impediscano. Un approccio che ricorda da vicino il “public money, public code†che campeggia da tempo sul nostro portale.
La legge si colloca nel contesto più ampio del progetto di digital transformation dello stato svizzero il quale, accanto alla strategia open-source per il software, ha anche rafforzato il suo impegno verso l’Open Government Data (OGD).
L’OGD si riferisce alla pratica di rendere i dati raccolti e trattati dal governo accessibili al pubblico in formato aperto, dati che possono essere utilizzati per una varietà di scopi, dalla ricerca scientifica all’innovazione commerciale, promuovendo una cultura di apertura e trasparenza.
A guidare l’iniziativa, come detto, l’EMBAG (Electronic Media and Broadcasting Advisory Group), il cui gruppo di esperti ha fornito consulenza e supporto strategico, assicurando che le nuove politiche siano allineate con le migliori pratiche internazionali e le esigenze locali.
Grazie all’EMBAG, il governo svizzero ha potuto implementare una strategia coerente e ben pianificata per la digitalizzazione, puntando su standard aperti e interoperabilità . Questo approccio facilita la collaborazione tra diverse entità governative e il settore privato, creando un ecosistema digitale più efficiente e interconnesso.
A valle del racconto specifico sulla Svizzera, l’articolo di ZDNet chiude citando come per l’open-source in Europa non siano tutte rose e fiori. Per quanto le cose siano messe meglio rispetto agli Stati Uniti, dove alle agenzie federali viene richiesto di rilasciare almeno il 20% del nuovo codice sviluppato come software open-source (ma non c’è alcuna imposizione), viene citato chiaramente anche il rischio di sospensione dei fondi, da cui la petizione del progetto KDE di cui abbiamo parlato.
Insomma, piccole battaglie vinte in una guerra complicata nella quale la logica (e cosa c’è di più logico che la frase “denaro pubblico, codice pubblicoâ€) pare sempre e comunque messa in discussione dal business.
Raoul Scarazzini
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità , HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.
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