
In Italia, l’adozione del software open source nella pubblica amministrazione è spesso percepita con un certo scetticismo. Eppure, il quadro che emerge dal Country Intelligence Report 2025, pubblicato da Interoperable Europe – OSOR, racconta una storia diversa: quella di un ecosistema in fermento, sostenuto da politiche concrete e da una crescente consapevolezza istituzionale.
Un piano triennale per il cambiamento
Il rapporto evidenzia il ruolo attivo di attori chiave come il Dipartimento per la Trasformazione Digitale, l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) e la società pubblica pagoPA, impegnati nella promozione del software libero attraverso il Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione.
Questo piano stabilisce obiettivi progressivi per la pubblicazione e il riuso di soluzioni open source sulla piattaforma Developers Italia:
- Entro il 2024: almeno 100 amministrazioni dovranno pubblicare software open source e 2.600 dovranno riutilizzare soluzioni esistenti.
- Entro il 2025: i numeri salgono a 125 pubblicazioni e 2.800 riusi.
- Entro il 2026: si punta a 150 pubblicazioni e 3.000 riusi.
Norme aggiornate e indirizzo strategico
A supporto di questi obiettivi, sono state aggiornate le linee guida sull’acquisizione e il riuso del software nella PA, rendendole più accessibili e operative. Anche il Codice dell’Amministrazione Digitale è stato rivisto, riconoscendo l’open source non più come un’opzione tra le tante, ma come scelta preferenziale per lo sviluppo e l’adozione di soluzioni digitali pubbliche.
Comunità e competenze in espansione
Accanto alle istituzioni, si stanno consolidando nuove realtà che rafforzano l’ecosistema open source italiano. Il Centro di Competenza per il Riuso e l’Open Source (CCROS) fornisce supporto tecnico alle amministrazioni, mentre associazioni come l’Italian Linux Society e il PDP Free Software User Group promuovono eventi, formazione e cultura del software libero.
Tra intenzioni e risultati
Il quadro delineato dal report è incoraggiante, ma resta da verificare quanto gli obiettivi fissati si stiano traducendo in risultati concreti. Al momento, non sono ancora disponibili dati ufficiali sull’effettiva realizzazione delle tappe previste per il 2024.
Un passo avanti nella strategia digitale
Il Country Intelligence Report 2025 rappresenta un aggiornamento importante: non solo fotografa lo stato dell’open source in Italia, ma ne analizza l’evoluzione dal 2020 a oggi, evidenziando strumenti come Designers Italia, OpenCity Italia e l’app IO, che incarnano l’approccio open nella progettazione dei servizi pubblici digitali.
L’Italia sembra finalmente aver imboccato una strada chiara verso un modello digitale più trasparente, sostenibile e interoperabile, in cui l’open source è un pilastro strategico. Le intenzioni sono solide, le strutture ci sono: ora resta da vedere se i numeri seguiranno le promesse.
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