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    Home»Operating Systems»Linux»Redis e il Ritorno all’Open Source

    Redis e il Ritorno all’Open Source

    May 6, 2025
    Redis e il ritorno all'open-source

    Redis è un sistema di gestione di strutture dati in memoria, estremamente popolare per la sua velocità e versatilità. Ideale per caching, gestione di sessioni, analisi in tempo reale e sistemi di messaggistica, Redis è diventata una componente fondamentale in numerose architetture software, specialmente in ambienti cloud e applicazioni distribuite. La sua capacità di gestire diversi tipi di dati (stringhe, liste, insiemi, hash, set ordinati) la rende una soluzione molto apprezzata tra gli sviluppatori software.

    Nata nel 2009 da Salvatore Sanfilippo (siciliano conosciuto come antirez), Redis è stata inizialmente distribuita sotto la licenza BSD a 3 clausole, una delle più permissive in ambito open source. Nel corso degli anni, Redis ha visto una crescita esponenziale, con oltre 4 miliardi di download su Docker e il supporto a più di 50 linguaggi di programmazione. Redis è multi-piattaforma: può essere eseguita su GNU/Linux, macOS e Windows, anche se la comunità ne raccomanda l’utilizzo su sistemi UNIX-like per prestazioni e stabilità.

    Nel marzo 2024, Redis ha abbandonato la licenza BSD per adottare la Server Side Public License (SSPL) e la Redis Source Available License (RSAL), entrambe non riconosciute dall’Open Source Initiative (OSI) come licenze open source. Questa scelta ha provocato una forte reazione nella comunità, portando alla nascita di fork (sviluppo di un nuovo progetto software che parte dal codice sorgente di un altro già esistente) come Valkey, sostenuta dalla Linux Foundation e da grandi aziende come AWS, Google e Oracle.

    Dopo poco più di un anno, Redis ha annunciato il ritorno all’open source, scegliendo la licenza AGPLv3 (Affero General Public License versione 3), una licenza copyleft approvata dall’OSI che tutela la libertà del software anche in ambito cloud.

    Novità in Redis 8

    Redis 8 segna un punto di svolta, sia dal punto di vista tecnico che comunitario. Ecco le principali novità introdotte:

    • Redis è ora disponibile anche sotto licenza AGPLv3, garantendo nuovamente la piena apertura del codice sorgente e la compatibilità con i principi dell’open source.
    • Introduzione dei “vector set”, un nuovo tipo di dato creato da Salvatore Sanfilippo: questa innovazione amplia le possibilità di utilizzo di Redis in ambiti come l’intelligenza artificiale e la ricerca semantica.
    • Integrazione delle tecnologie di Redis Stack direttamente nel core della versione 8: ora funzionalità come JSON, Time Series, tipi di dati probabilistici e il motore di interrogazione Redis Query Engine sono parte integrante della distribuzione principale, tutte sotto licenza AGPL.
    • Oltre 30 miglioramenti prestazionali, con comandi fino all’87% più veloci e un raddoppio della capacità di throughput rispetto alle versioni precedenti.
    • Maggiore coinvolgimento della comunità, soprattutto per quanto riguarda i contributi all’ecosistema dei client e lo sviluppo collaborativo.

    La decisione di Redis di abbandonare temporaneamente l’open source non è stata un caso isolato: altre aziende come Elastic, MongoDB e Hashicorp hanno compiuto scelte simili, adottando licenze più restrittive per proteggere i propri interessi commerciali di fronte ai grandi fornitori di servizi cloud. La SSPL, ad esempio, impone che chi offre il software come servizio debba pubblicare tutto il codice sorgente dell’infrastruttura correlata, un vincolo che va oltre le classiche licenze copyleft.

    Questi cambi di rotta hanno spesso portato a una frammentazione dell’offerta, con la nascita di fork sostenuti dalla comunità o da altre aziende. Nel caso di Redis, il fork Valkey ha rapidamente guadagnato popolarità, anche grazie al supporto di importanti realtà del settore e al coinvolgimento di numerose sviluppatrici e sviluppatori originari del progetto Redis. Questo fenomeno, però, ha comportato una dispersione degli sforzi e una perdita di coesione nella comunità, con conseguenze tangibili sullo sviluppo e sulla qualità del software.

    Il ritorno di Redis all’open source è stato accompagnato dal rientro di Salvatore Sanfilippo nel team, con l’obiettivo dichiarato di ricostruire il rapporto con la comunità e riportare il focus sullo sviluppo condiviso. La scelta della licenza AGPLv3 rappresenta una garanzia per chi desidera utilizzare, modificare e contribuire al progetto, anche in ambito cloud.

    Implicazioni per le distribuzioni GNU/Linux

    Le principali distribuzioni GNU/Linux hanno reagito rapidamente ai cambiamenti di licenza di Redis. Alcune, come Arch Linux, hanno già sostituito i pacchetti Redis con quelli del fork Valkey nei propri repository software, a testimonianza dell’importanza che la comunità attribuisce ai principi dell’open source e alla trasparenza. Questo scenario sottolinea quanto sia fondamentale, per una distribuzione GNU/Linux, poter contare su software realmente libero e mantenuto in modo collaborativo.

    La vicenda Redis solleva interrogativi più ampi sul futuro dell’open source, soprattutto in un contesto in cui le esigenze commerciali possono entrare in conflitto con i valori della comunità. La frammentazione dell’offerta e la proliferazione di fork rischiano di indebolire l’ecosistema, disperdendo risorse e rallentando l’innovazione. Tuttavia, il ritorno di Redis all’open source dimostra che la pressione della comunità e la forza dei principi condivisi possono ancora influenzare le scelte strategiche delle aziende, a beneficio di tutte le utilizzatrici e gli utilizzatori di software libero.

    Fonte: https://redis.io/blog/agplv3/

    Source: Read More

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