
Riassumendo in breve i temi che emergono dall’annuncio pubblicato dalla Open Infrastructure Foundation, ossia la fondazione che sta dietro al progetto OpenStack, possiamo trovare quanto segue:
- OpenInfra ha annunciato l’intenzione di entrare a far parte della Linux Foundation, con l’approvazione unanime di entrambi i consigli di amministrazione.
- La motivazione ufficiale riporta la volontà di “unire gli ecosistemi open source per favorire soluzioni affidabili, soprattutto in ambito cloud, AI e modernizzazione dei data center”.
- La OpenInfra Foundation continuerà a operare con la propria governance, pur facendo parte della Linux Foundation.
Considerando che OpenInfra e Linux Foundation collaborano già da tempo attraverso l’Open Infrastructure Blueprint (per l’integrazione di progetti come Linux, OpenStack e Kubernetes), non ci sarebbe davvero nulla di nuovo sotto il sole.
La decisione è motivata dalla crescente richiesta di infrastrutture open source dovuta a fattori come l’AI, la sovranità digitale e la necessità di alternative ai tool proprietari. Nell’annuncio OpenStack viene descritto come in crescita, con un aumento del 15% dei membri e un’adozione in espansione, insieme ad altri progetti come Kata Containers, StarlingX e Zuul.
La fusione è vista come un’opportunità per garantire il futuro dell’open source nell’infrastruttura AI e cloud, in contrasto con le soluzioni chiuse dei vendor proprietari.
Fin qui le motivazioni ufficiali, condite dalle dichiarazioni dei vari responsabili di progetto, poi però c’è tutto il resto.
Sono anni che seguiamo il progetto OpenStack, abbiamo raccontato la migrazione a Open Infrastructure Foundation, abbiamo raccontato le difficoltà del progetto, abbiamo osservato non più tardi di tre anni fa quella che doveva essere la rinascita dettata da una “crescita esplosiva” per poi leggere, lo scorso settembre, della riscossa che avrebbe potuto essere innescata dall’acquisizione di VMware da parte di Broadcom.
Come leggere quindi questa notizia? Normale amministrazione? In realtà no, ma andiamo per punti:
- Perché passare sotto l’ombrello Linux Foundation? Se un progetto è realmente forte, non ha bisogno di fondersi con un’organizzazione più grande per sopravvivere.
- Il “momentum” dichiarato è reale? Abbiamo già citato la crescita esplosiva del 2022, ma cosa è cambiato da allora? Parlare di un +15% nei membri dell’OpenInfra Foundation è forse un tentativo di mascherare gli utenti di OpenStack che stanno calando o sono stagnanti? L’aumento di membri implica necessariamente maggiore adozione nelle aziende?
- Un pizzico di AI, perché no? Il comunicato enfatizza il ruolo dell’AI e dei data center moderni, ma OpenStack non è mai stato un punto di riferimento per il calcolo AI, dove dominano Kubernetes e infrastrutture cloud native più flessibili.
- Davvero esiste un paragone con Kubernetes? Kubernetes è ormai lo standard de facto per l’orchestrazione, mentre OpenStack è visto come complesso, difficile da gestire, da installare e da aggiornare.
Non staremo a citare nuovamente il fatto che non basta pensare ad OpenStack come “una delle alternative a VMware”, lo abbiamo già scritto ovunque: OpenStack non è pensato per la “normale” virtualizzazione, semmai come una alternativa open-source a AWS.
Ma esiste davvero quel confronto? L’ascesa di Kubernetes e dei cloud pubblici raccontano un’altra storia, la proposta originale di infrastruttura on-premise su larga scala è oggettivamente obsoleta.
OpenStack non è il cuore dell’infrastruttura AI del futuro, e inserirlo in questa narrativa sembra un modo per cercare di rimanere rilevante in un mercato che ormai guarda altrove.
La narrativa positiva cerca di nascondere il fatto che OpenStack è oggi, ma in realtà è sempre stata, un’opzione di nicchia, scelta quasi esclusivamente da provider di cloud privati o da aziende con esigenze specifiche.
Arriviamo quindi al titolo, ed era ora, visto che siamo alla fine: quella descritta è quindi un’opportunità o l’ultima spiaggia di un progetto morente?
Parliamone.
Raoul Scarazzini
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.
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